Infarto, arriva il “tritest”: con tre esami del sangue sapremo chi è a maggior rischio

La grande sfida della cardiologia? identificare chi corre i maggiori rischi di andare incontro ad infarto per impostare strategie di monitoraggio e cura personalizzate. Ma è ancora difficile sapere in anticipo chi deve abbassare di più colesterolo LDL e pressione, contenere in modo più drastico il peso e l’obesità addominale, insomma puntare diritta la barra su un controllo assiduo dei fattori di rischio classici, che moltiplicano aggregandosi tra loro gli effetti sul cuore.
Un aiuto per prendere la miraOra però, su questo fronte, arriva una sorta di “griglia” di test che potrebbero mettere in guardia: valutando il cosiddetto colesterolo residuo (remnant), la Lp(a) e la proteina C reattiva ad alta sensibilità si possono identificare i soggetti ad altro rischio e quindi “prendere la mira” per una prevenzione ancor più stringente. Se tutti e tre i risultati schizzano verso l’alto, il rischio d’infarto arriva quasi a triplicare.
I rischi legati ai biomarcatoriChi ha livelli elevati di uno solo dei tre biomarcatori presenta un rischio di infarto aumentato del 45%, ma se sono due i test che danno esito positivo il rischio raddoppia. A dirlo è studio preliminare presentato al convegno 2025 dell'American Heart Association di New Orleans. Siamo solo all’inizio. Ma la ricerca mette in luce quanto e come il medico possa indagare caso per caso i pericoli per il cuore, andando oltre i classici fattori di rischio di infarti ed ictus.
Il valore combinato dei tre parametriL’integrazione dei tre biomarcatori consente di prendere in esame diversi aspetti che impattano sul rischio di patologia cardiovascolare, ovvero la predisposizione genetica, il metabolismo del colesterolo e l’infiammazione. In particolare la lipoproteina(a) può essere più alta su base ereditaria: in questo caso comporta un conseguente maggior rischio di accumulo di placca ateromatosa nelle arterie.
L’eccesso e lo stressIl colesterolo remnant rimane nelle lipoproteine dopo che queste hanno già trasportato e distribuito il colesterolo: se è in eccesso può favorire lesioni all’interno dei casi. Infine la proteina C-reattiva ad alta sensibilità (hsCRP) misura l'infiammazione nell'organismo. se i valori sono altri possono indicare uno stress per l’organismo, indicando una maggior probabilità di problemi arteriosi.
Come riporta una nota dell’American Heart Association, “ogni esame del sangue, da solo, indica solo un modesto aumento del rischio di infarto; tuttavia, quando abbiamo riscontrato livelli elevati per tutti e tre, il rischio di infarto è risultato quasi tre volte superiore – rileva il ricercatore principale dello studio Richard Kazibwe, della Wake Forest University School of Medicine di Winston-Salem”. Questi biomarcatori lavorano insieme come i pezzi di un puzzle. Un singolo pezzo non può fornire il quadro completo, ma se combinati, possiamo ottenere una rappresentazione molto più chiara e completa del rischio di infarto".
Verso la prevenzione su misuraGli studiosi hanno preso in esame le informazioni della UK Biobank relative a oltre 306.000 partecipanti che non presentavano malattie cardiovascolari al momento dell’entrata nello studio. L’età media era di 56,4 anni (più di un soggetto su due di genere femminile). I partecipanti sono stati seguiti per una mediana di 15 anni, durante i quali 10.824 (3,5%) di loro hanno avuto un infarto.
Possibili screening futuriÈ stato calcolato quanti soggetti presentavano ciascuno dei tre risultati degli esami del sangue nel 20% dei valori più alti. Si è così giunti alla conclusione, che apre la strada a possibili screening futuri, almeno nei soggetti a maggior rischio. Come detto, i soggetti con tutti e tre i risultati degli esami del sangue negli intervalli più alti hanno mostrato un rischio di infarto quasi triplicato, le persone con due risultati elevati hanno presentato un rischio più che doppio e chi ha avuto solo un test con valori oltre la norma ha mostrato un rischio d’infarto maggiore di circa il 45% rispetto ai controlli.
Questi esami non sono di routine"Un chiaro schema ha confermato che questi biomarcatori sono correlati e che, insieme, rivelano un aumento di 3 volte del rischio di infarto – è il commento dello specialista. La valutazione dei risultati combinati di tutti e tre gli esami del sangue può aiutare gli operatori sanitari ad agire più rapidamente e a fornire un'assistenza personalizzata alle persone a più alto rischio”. Questi esami del sangue, va detto, non fanno ancora parte delle linee guida per lo screening di routine. Ma i dati si possono comunque ottenere facilmente per Lp (a) e hsCRP mentre per il colesterolo remnant si può raggiungere il dato con un calcolo, partendo dalla conoscenza del colesterolo totale, dell’LDL (ovvero quello cattivo) e dell’HDL o colesterolo “buono”.
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